venerdì 20 febbraio 2015

Cari genitori, non diventate vittime della paura delle vaccinazioni








Premessa



Questo testo vuole essere un contributo, che si aggiunge a molti altri ben più autorevoli del mio, per cercare di convincere voi genitori sull’ importanza delle vaccinazioni e sull’ inconsistenza di molti timori  che sempre più spesso gettano ombre su di un intervento che ha avuto in passato e continua ad avere un importante ruolo nell’ assicurare condizioni di vita migliori per i vostri figli. Non ha la pretesa di riuscire a convincere chi è già schierato ideologicamente contro di esse, ma ha la speranza di spingere nella giusta direzione almeno qualcuno di voi che è  disorientato dalla babele di notizie contraddittorie e fuorvianti presenti nella stampa e nella rete.

L‘ autore è consapevole che il testo proposto potrà ferire o irritare genitori che hanno vissuto in buona fede il dramma di un figlio che considerano, a ragione o a torto, vittima delle vaccinazioni. A costoro esprimo tutta la mia simpatia e umana partecipazione, non altrettanto posso dire nei confronti di quelli che speculano su questi drammi per dare visibilità a loro stessi e a teorie che portano sulla strada sbagliata tanti genitori. L’ invito che faccio ai primi è di superare le recriminazioni e i sentimenti di rabbia nei confronti delle istituzioni, della società e del mondo intero, che finiscono per avvelenare la loro intera esistenza senza apportare nessun sollievo al dramma che stanno vivendo e di considerarlo un prezzo certamente molto alto che è stato loro richiesto nella battaglia dell’ umanità contro malattie che sono causa di uguali sofferenze per un numero molto superiore di famiglie.









La paura è una componente essenziale della nostra vita e serve a farci evitare situazioni di  pericolo attuali, prevedibili e talvolta solo immaginari ( fino a sfociare in veri e propri  stati di ansia). Per secoli una delle paure che ha accomunato le popolazioni di tutto il mondo è stata quella nei confronti di malattie che avevano un impatto devastante, in parte perché non esistevano sistemi di cura e prevenzione efficaci e in parte per la mancanza di conoscenze sui fattori coinvolti nella loro trasmissione e diffusione.

Questo comportava un bilancio pesante in termini di vite umane, in particolare nei soggetti più deboli, in occasione delle varie  epidemie che si susseguivano in tempi più o meno ravvicinati. Si generavano tanti figli e si metteva in conto che una parte di questi non sarebbero arrivati all' età adulta. Adesso, fortunatamente, grazie al progredire delle conoscenze e ai successi della scienza medica, viviamo in un  mondo più  libero da molte malattie che hanno funestato l' umanità nelle epoche passate, anche se, bisogna dire, sono aumentate quelle legate al prolungamento della vita e a stili di vita poco attenti e rispettosi degli equilibri del nostro corpo e della nostra mente. Ma un mondo più libero da malattie non è per ciò stesso un mondo più libero da paure.  Nella nostra epoca assistiamo a paure spesso immotivate e tanto maggiori quanto più si sono ristrette le famiglie. E’ drasticamente diminuito il numero di figli che una coppia mette al mondo, 1-2 in media, mentre sono aumentate le preoccupazioni a loro carico e si cerca, a volte spasmodicamente, di metterli al riparo da tutti i potenziali pericoli, reali o immaginari.

Ecco che le notizie amplificate dalla stampa di morti improvvise e inaspettate, come nei casi di meningite fulminante, evocano paure  che spesso sconfinano nel  terrore o  che comunque vanno al di là di quello che è il rischio reale, in verità molto basso data la ridottissima probabilità di diffusione di questa patologia. Si arriva così a  genitori spaventati da ogni possibile malattia che possa colpire il loro pargoletto e  che sarebbero disposti a vaccinarli anche nei confronti del comune raffreddore, se fosse disponibile un vaccino mirato (  che, a dir la verità, le case farmaceutiche sarebbero ben liete di offrire loro se fosse disponibile).

 Ma un fenomeno che sta emergendo, in un’ epoca in cui si è ridotto drasticamente il pericolo correlato alla circolazione degli agenti infettivi, è quello della paura degli effetti avversi delle vaccinazioni, che pure hanno avuto un ruolo determinante nel rendere la nostra vita e quella dei nostri figli più sicura.

Il fatto è che molte malattie del passato sono un ricordo sbiadito che solo le persone anziane conservano  e le testimonianze delle loro gravi ricadute sulla salute sono confinate in libri e iconografie che ingialliscono sempre più, man mano che passa il tempo.

Paura su cui soffiano personaggi di eterogenea formazione culturale e professionale, compresi rappresentanti della classe medica i quali, fiutando opportunamente l’ aria, si adoperano alacremente ad alimentare dubbi e incertezze e ad allargare sempre più il fronte del dissenso.

Io evito di affrontare l’ argomento partendo dalle ormai innumerevoli ricerche scientifiche che hanno documentato in misura assai larga la quasi certa assenza di un nesso causale tra vaccini e malattie, in quanto quel “quasi” per alcuni rappresenta una percentuale insignificante, per altri un mare senza confini. E se dovesse capitare proprio a mio figlio?

Cercherò invece di analizzare quelle che  sono  le radici del fenomeno.

Nella quotidianità i pericoli si nascondono dietro ogni angolo e non c’è attività umana che non comporti qualche pur minimo rischio, anche l’ innocente sonno può essere fonte di problemi potenzialmente fatali. Pensiamo alle passeggiate, ai giochi fatti in casa, alla frequentazione di luoghi pubblici, agli alimenti assunti.. basta leggere le cronache dei giornali e troveremo decine di incidenti, a volte purtroppo fatali, legati alle attività più banali della vita di tutti i giorni. Altre abitudini sono notoriamente ben più rischiose, come l’ utilizzo dei veicoli di qualsiasi tipo per i nostri spostamenti. Se dovessimo tener conto di tutte queste potenziali minacce e ci sforzassimo di mettere al riparo noi e  i nostri figli da tutti i possibili pericoli, la nostra vita diventerebbe un incubo e ci troveremmo ad essere paralizzati e incapaci di ogni attività. Nessuno di noi in realtà arriva a tanto, poiché abbiamo imparato ad addomesticare e a tenere sotto controllo queste paure, che certo si fanno sentire dentro di noi, ma senza condizionarci oltre una certa misura.

La ragione di ciò sta nella consapevolezza che abbiamo dell’ entità di questi rischi, che sono presenti sullo sfondo ma non interferiscono più di tanto con i nostri processi mentali e con le nostre attività.

Ci sono paure che possono avere un impatto diverso a seconda delle persone e del loro vissuto ma anche a seconda delle popolazioni e della diversa esposizione alle situazioni di pericolo. Una delle paure più grandi è quella dei terremoti, il solo pensiero ci fa drizzare i capelli, eppure in Giappone la gente è abituata a convivere con questa situazione e non si scompone più di tanto, anche di fronte a scosse che per noi sarebbero terribili. Certo, l’ aver costruito secondo le norme più stringenti di sicurezza antisismica aiuta a tenere sotto controllo le emozioni, ma ciò non toglie che alla base di tutto vi sia l’ abitudine e la conoscenza e il sapere esattamente cosa fare e cosa non fare in questi frangenti. E’ un esempio per noi perché dimostra che si possono padroneggiare paure anche molto grandi e basate su minacce reali.

La  paura non è quindi un’ entità assoluta, ma dipende da come è strutturata la nostra personalità, dal contesto in cui viviamo e dalle nostre percezioni ed elaborazioni. Sui primi due aspetti gli spazi di manovra sono ristretti, ma sul terzo possiamo cercare di intervenire per riportare in tutto nella giusta collocazione. Abbiamo per fortuna una parte razionale che deve sempre sovrintendere alle nostre emozioni.

La paura nei confronti delle malattie è uno di quegli stati d’ animo che si annida in profondità nella nostra psiche e che  affonda le sue radici nella storia dell’ uomo perché, come ho spiegato in precedenza, discendiamo da epoche non tanto remote in cui le epidemie mietevano molte vittime. Pur essendo mutato profondamente il contesto, continuiamo a subire l’ influenza di questo sentimento, che si fa sentire in maniera più o meno acuta. In realtà,  la maggior  parte delle persone vive la propria vita senza farsi più di tanto condizionare, ma esiste una minoranza che viene costantemente agitata da paure, come quelle nei confronti di  malattie immaginarie che deriverebbero dalla pratica vaccinale.

Il problema vero non sono le malattie, di cui raramente si ha esperienza diretta e di cui forse non avremmo mai sentito parlare se non fosse per il battage propagandistico che circonda l’ argomento,  ma la paura medesima che diventa un entità svincolata da elementi reali e  da ragionamenti concreti e che diventa egemone nei nostri processi mentali fino al punto di alterare la percezione della realtà e dei rischi connessi con il fare e con il non fare.   La condivisione di uguali sentimenti da parte di persone che utilizzano gli stessi spazi, siano essi fisici o, come accade sempre più spesso, virtuali tende ad avere un azione di  rinforzo su questi atteggiamenti. Se le nostre paure si limitassero a restare un fenomeno isolato e non si rispecchiassero nella gente con cui ci confrontiamo, siano essi vicini e conoscenti oppure membri di quelle comunità allargate che sono rese possibili dai moderni strumenti di comunicazione, probabilmente perderebbero molto della loro capacità di fare presa. Ma l’ esistenza di tante persone, di ceto ed estrazione diverse, tutte accomunate dalle angosciose attese di questa nuova  religione, i cui  profeti sono personaggi che vantano titoli e competenze professionali, rende vera e autentica la nostra paura e le fa acquistare una dignità e una forza che la legittimano pienamente davanti ai nostri occhi. Ma sempre e solo di paura si tratta, una paura che rende ciechi di fronte ad ogni evidenza contraria e che ci spinge a rifuggire da pericoli remoti e ipotetici anche di fronte a minacce ben più vicine e concrete a cui restiamo esposti. Ma il paradosso della vita di queste persone è che la paura che credono di tenere sotto scacco diventa la vera dominatrice della loro esistenza ed è destinata ad accompagnarli sotto varie forme e per tempi anche prolungati. Vediamo di capire il perché.





Genitori al bivio






Chi decide di sottoporre il proprio figlio alla vaccinazione fa un atto in cui prevale la consapevolezza dei benefici, anche se esistono dei margini di dubbio e di ansia sulle possibili reazioni. Ma questi ultimi sentimenti sono destinati ad affievolirsi sempre più man mano che passa il tempo e che avranno modo di constatare che la crescita e lo sviluppo del loro figlio non saranno minimamente pregiudicati e si rafforzerà invece sempre più la convinzione di aver fatto la cosa giusta, vedendo i loro figli crescere al riparo dalle molte insidie a cui la mancata protezione li avrebbe esposti. Ci sono milioni di persone nel mondo che hanno fatto almeno un vaccino nella loro vita e che sono arrivati alle soglie dell’ età senile alle prese solo con i disturbi tipici della loro età, anche grazie ad una scelta fatta molti anni addietro da genitori responsabili. Calziamo adesso i panni di genitori in cui la paura ha avuto il sopravvento e, per allontanare un sentimento che atterrisce le loro menti, hanno deciso di non vaccinare la loro creatura. In un primo momento si sentiranno sollevati da un peso giudicato insopportabile, ma la paura scacciata dalla porta è destinata inevitabilmente a rientrare dalla finestra. Ogni minimo malanno di cui soffriranno i loro bambini fin dalla più tenera età farà da detonatore ad ansie e sensi di colpa rispetto alla decisione iniziale. Ogni caso di malattia prevenibile dalla vaccinazione di cui avranno notizia nella comunità in cui vivono desterà il timore di conseguenze che si sarebbero potute evitare se la prima scelta fosse stata più ponderata. Verranno a conoscenza tramite i media, che spesso fanno da grancassa a questi drammi, di casi gravi o fatali di infezioni che oggi riusciamo a controllare grazie alle vaccinazioni ma non a debellare a motivo delle numerose persone sedotte dai vari apologeti della paura e dentro di loro risuoneranno quelle stesse corde che avevano creduto di non sentire più vibrare. I loro figli arriveranno con molta probabilità all’ età adulta e alle soglie della vecchiaia alla pari dei tanti figli che sono stati vaccinati, grazie anche all’ ombrello protettivo sotto cui hanno trovato riparo senza avere l’ orgoglio di aver contribuito, ma esiste ancora il rischio che  incontrino malattie (come l’ epatite B) di cui debbano chiedere conto ai loro improvvidi genitori. Un’ intera esistenza condizionata dalla paura e minata dai sensi di colpa, solo in parte attenuati dal richiamo ai sacri testi della dottrina antivaccinista e alle icone dei martiri delle vaccinazioni, uniche entità a cui appoggiarsi nei momenti di sconforto e di dubbio su quella decisione di tanto tempo prima. “Mio figlio non è diventato autistico o cerebroleso”  diventa il ritornello consolatore che renderà meno intollerabile il peso che si portano dentro, chiudendo gli occhi davanti al fatto che milioni di bambini sono stati vaccinati senza conseguenze e che la scienza ci ha dimostrato in maniera pressoché incontrovertibile che queste patologie non dipendono quasi mai dal vaccino. Ecco cosa succede quando la paura diventa più forte della cono-scienza. E tutto questo grazie ad un errore di percezione iniziale e per aver ceduto ad una paura che affonda le sue radici nelle nostre emozioni inconsce.

Si badi bene che queste stesse persone spesso convivono spensieratamente con rischi ben più concreti e reali, come quelli legati ai viaggi o agli stili di vita al punto di farsi loro stessi, in certi casi, promotori inconsapevoli di comportamenti che possono incidere pesantemente sul futuro dei loro figli, come le errate abitudini alimentari o l’ accondiscendenza nei confronti del fumo o dell’ alcool o la mancata adozione di misure di sicurezza nell’ uso dei mezzi trasporti. Ma hanno deciso di consacrare – forse è meglio dire condannare- la loro vita e quella dei loro figli alla paura delle malattie immaginarie. Ma la  paura, sotto altre forme,  sarà poi un tormento che li affliggerà per molto tempo.

L’ invito che faccio ai genitori al bivio è di riportare le cose nella loro giusta prospettiva e di considerare la paura legata alle vaccinazioni una delle tante prove della nostra vita, sicuramente non una delle più dure, il cui superamento li potrà rendere solo più forti e farà guardare con più serenità al futuro dei loro figli.




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