domenica 18 gennaio 2015

La storia di Cosimo, ovvero le verità invisibili sull'influenza H1N1





C’è una fiaba istruttiva di Christian Andersen che amavo molto quando ero bambino, perché dimostrava che i bambini nella loro innocenza sanno vedere dove gli adulti spesso non vedono. Si intitola I Vestiti Nuovi dell’ Imperatore. Nella storia è proprio un bambino ad additare alla folla osannante  il re che, alla testa del corteo che sfila per le strade principali della città, marcia baldanzoso sotto un baldacchino  e a pronunciare le parole: “ma non ha niente addosso”.  Pur vedendo che il re è sprovvisto di vestiti, tutta la folla, dai dignitari  ai ciambellani fino all’ ultimo suddito del regno, preferiscono autoconvincersi di essere loro degli stupidi piuttosto che andare contro all’opinione dominante e riconoscere la verità che appare chiaramente davanti ai loro occhi.

Una cosa simile è avvenuta con la pandemia del 2009, con il virus H1N1 che, inizialmente, anche in Italia ha creato grandi allarmi, in quanto l’attesa era per un virus che al pari del virus aviario H5N1 potesse provocare un elevato  numero di decessi e destabilizzare la nostra società ma che poi, man mano che ci si rendeva conto che il suo passaggio non era accompagnato da conseguenze tanto nefaste, è stato ritenuto una  bufala dovuta all’ennesimo passo falso dei sistemi di vigilanza internazionali. Di lì è iniziata la “caccia alle streghe”, con la messa sotto accusa di tutti coloro che in qualche modo venivano visti come i responsabili degli allarmi e gli ispiratori di un complotto volto a favorire le case farmaceutiche, tra i quali figuravano non solo le massime autorità sanitarie internazionali, ma anche i nostri ministri, funzionari governativi e dirigenti sanitari che avevano spinto per campagne giudicate sconsiderate e causa di sperpero di denaro pubblico. Non solo i rappresentanti del mondo politico e civile ma anche esponenti di primo piano dell’area scientifica hanno iniziato a denunciare le storture e le falsità che stavano dietro tutta la vicenda e lo hanno fatto nei vari ambiti sia pubblici che privati, pavoneggiandosi per non essere caduti nel tranello e per la lungimiranza dimostrata. In quei frangenti si è realizzata una singolare sinergia nei toni e negli argomenti tra le schiere di coloro che combattono la scienza ufficiale e le sue perfide emanazioni  e questi settori illuminati della nostra intelligentsia, come non era mai avvenuto in passato, senza che la circostanza creasse nessun imbarazzo a questi ultimi. Qualche voce  dissenziente e fuori dal coro ha cercato di farsi sentire ma è stata sommersa dalle urla e dalle grancasse di un’informazione che dilagava ormai attraverso tutti i canali, sempre più schierata contro la falsa minaccia. Nel frattempo l’epidemia si diffondeva in Italia e, se è vero che non causava grossi inconvenienti alle nostre linee di difesa territoriale,  non mancavano  segnalazioni di situazioni critiche, con persone spesso giovani che dall’oggi al domani si trovavano appesi a respiratori e attaccati a tubi che entravano e uscivano dal loro corpo. Qualche preoccupazione e allarme si creava a livello locale, ma le improrogabili necessità di evitare il panico tra la gente spingevano i responsabili della salute a minimizzare e a dichiarare che infallibilmente si trattava di persone talmente ammalate che sarebbero comunque morte. E, in ogni caso, che cosa rappresentavano questi casi isolati rispetto agli 8000 decessi che, si diceva, provoca ogni anno l’ influenza stagionale? Lo ha detto perfino il  ministro
In questo clima, le persone di ogni ordine e grado, dai comuni cittadini agli stimati professionisti, hanno assistito con apparente indifferenza  ad  un evento che si manifestava in un periodo insolitamente precoce, che provocava quadri che non si erano mai visti prima e che ha portato alla ribalta trattamenti terapeutici che non si erano mai sentiti nominare in precedenza come l’ECMO e (quasi) tutti hanno giudicato che fosse un avvenimento del tutto naturale e nell’ordine delle cose. Anche se dentro di loro una voce diceva che non era così, non hanno voluto sembrare stupidi e contraddire quello che era il sentimento dominante, condiviso dal vicino di casa, dal panettiere, dal poliziotto di strada, dal proprio curante, dal collega e dallo stimato professore, dalla persona autorevole, su su fino alle massime cariche dello stato che ci deve tutelare. “Noi siamo intelligenti, non ci facciamo infinocchiare” avranno detto in tanti, “è tutto naturale e nell’ordine delle cose”, si saranno ripetuti come una ninnananna che intorpidisce la coscienza…

Nel sonno collettivo sono morti diversi bambini, giovani adulti, molti, è vero, affetti da patologie ma non sempre così gravi come si è voluto far credere e alcuni perfettamente sani, un certo numero è stato sottoposto per lunghi periodi a terapie destinate a lasciare un segno nel corpo e nello spirito. Parlo non solo di quelli ufficialmente riconosciuti dalle statistiche ufficiali ma anche dei tanti che sono morti senza che venisse riconosciuta la causa, perché non sempre le morti per influenza vengono riconosciute come tali e vengono attribuite ad altre cause ma anche perché quella diagnosi non viene neppure sospettata se il virus è, a detta di tutti, innocuo. Non sono morti per una banale variante di un virus stagionale, ma per un vero virus pandemico, diretto discendente del virus che ha provocato la pandemia spagnola che, sebbene sia una pallida immagine di quel terribile antenato, è pur sempre in grado di aggredire soggetti suscettibili con forme severe, come era stato dimostrato dai primi studi che avevano evidenziato la sua capacità di attaccarsi ai recettori delle basse vie respiratorie  e di provocare quadri molto severi nei modelli animali e ha condiviso con i suoi predecessori pandemici la caratteristica di risultare più pericoloso per le persone più giovani rispetto ai virus stagionali e ha determinato la morte di un numero compreso tra 200000 e 400000 persone nel mondo, nell’80% dei casi al di sotto dei 65 anni. Ormai si può considerare questa un’acquisizione storica dopo che un’apposita commissione di esperti indipendenti,guidata da Harvey Fineberg, nel 2011 ha prosciolto l’OMS dalle accuse di aver dichiarato impropriamente la pandemia anche se non ha lesinato critiche al massimo organismo mondiale.

L’argomento non è però archiviato, perchè i virus pandemici mantengono parte della loro forza anche per diversi anni  dopo la loro apparizione e, a dimostrazione di ciò, in questi giorni stiamo assistendo ad una recrudescente ondata di quadri severi e mortali che sembrano farci rivivere i momenti più concitati del 2009.  Ed ecco pronto soccorso presi d’assalto, pazienti ricoverati in rianimazione qui, qui e qui, pazienti in ECMO trasferiti da un centro all’altro e già diversi morti. Ma l’ attenzione dei commenti sui giornali è  rivolta principalmente ad allontanare ogni timido segnale che possa rievocare le paure del passato e le parole d’ordine sono quelle già ascoltate del virus innocuo, pericoloso solo per le persone con patologie talmente gravi che sarebbero morte comunque e, se qualche responsabilità si volesse proprio individuare, questa va ricercata non nel virus, non sia mai, ma nella vicenda del Fluad e nelle campagne denigratorie che hanno portato al fallimento della vaccinazione, come se i numeri delle vaccinazioni per l’influenza raggiungano in Italia livelli elevati e abbiano subito un tracollo tale da poter incidere in maniera significativa sull’andamento della stagione.

Si segnalano anche due decessi pediatrici, una bambina di 2 anni deceduta a Brescia ( la diagnosi non risulta sui giornali ma mi è stata riferita da chi l’ha avuta in cura) e un bambino di 13 mesi morto a Lecce. Quest’ultimo mi porta a rievocare la storia di un altro bambino di Lecce, morto nel 2009 a causa di un'encefalite, nel periodo in cui il virus si diffondeva a macchia d’olio e gli sfortunati amministratori locali dovevano fare i salti mortali per trovare argomenti che rassicurassero la popolazione su decessi che riguardavano, al contrario delle parole d’ordine imperanti, soggetti sani, a volte facendo scempio della verità.

Ho ricostruito la sua storia attraverso gli articoli dei giornali pubblicati all’epoca dei fatti, riportati in grassetto, mentre in corsivo ci sono i miei commenti.




La storia di Cosimo






Questo è il titolo comparso sull'edizione online del Corriere e di altre testate, il primo dicembre del 2009



Virus A, morto a Lecce bimbo  di 2 anni
 

leggiamo alcuni passi dell' articolo

Il bimbo, di San Pancrazio Salentino (Brindisi), a quanto si è appreso, non era affetto da altre patologie. Aveva manifestato il primi sintomi la sera di venerdì scorso. Poi la febbre era rapidamente salita tanto che il sabato mattina il pediatra aveva fatto ricoverare il bambino nel vicino ospedale di Manduria. Viste le gravi condizioni del piccolo paziente, i medici ne hanno successivamente disposto il trasferimento a Lecce dove il bimbo è giunto in stato di coma. Già lunedì sera è intervenuta la morte cerebrale e il bimbo è stato tenuto in vita dalle macchine

Al bambino era stato fatto un tampone risultato positivo per influenza A-H1N1 e   la morte  venne attribuita ad una severa encefalite.


Fin qui i  tragici fatti di cronaca, che non dovrebbero lasciare dubbi sulle circostanze della morte.
Il nuovo virus, prodotto di un triplice riassortimento tale da renderlo irriconoscibile da parte del sistema immunitario delle persone più giovani, tra cui i bambini, pur avendo un andamento benigno nella stragrande maggioranza dei casi, in pochi, selezionati e sfortunati individui causa quadri fatali, prevalentemente polmonari ma talvolta anche cardiaci o, come in questo caso, cerebrali.



Ma in Italia siamo riusciti a volgere la tragedia di questo singolo caso e di tutta la vicenda pandemica in una farsa.



Vediamo gli sviluppi successivi.



Bimbo morto non aveva influenza A !




Titolano i giornali nei giorni successivi ed ecco che cosa scrive uno di essi :



Non era stato infettato dal virus A/H1N1 il bambino di due anni morto ieri a Lecce in ospedale. Lo ha reso noto l'assessore regionale alle Politiche della salute, Tommaso Fiore, primario anestesista

...

Fonti mediche dell'ospedale leccese hanno spiegato che per il piccolo Cosimo Brancasi è risultato positivo all'influenza A il tampone nasale (l'esame immediato e di routine per accertare se ci sia stato contatto con portatori del virus) ma non è stato riscontrato il
virus nel liquor cerebrospinale raccolto a livello della colonna vertebrale

...

"Il bambino morto a Lecce era affetto da una encefalite, cioè una patologia acuta del cervello, nella grande maggioranza dei casi gravi il virus H1N1 non dà encefaliti ma polmoniti per questo motivo abbiamo
eseguito la ricerca dell'H1N1 nel liquor e non abbiamo trovato traccia dell'H1N1" ha chiarito l'assessore Fiore. "Qualora fosse stato trovato il virus H1N1 nel liquor - ha precisato Fiore - saremmo stati certi del fatto che l'encefalite dipendesse dal virus H1N1, viceversa non
c'è traccia".




Quindi il virus c' era, ma fonti autorevoli, tra cui l'assessore regionale alla salute, un primario anestesista, dichiarano candidamente che il virus si è  trovato a passare  per puro caso e ha tolto subito il disturbo (ubi maior..).



Se le dichiarazioni fossero state improntate al rigore  scientifico, una semplice ricerca bibliografica avrebbe permesso di leggere articoli relativi a quadri di encefalite legate anche al virus dell'influenza stagionale, che si registrano, chissà perchè, in numero rilevante in Giappone, da cui risulta che quasi mai il virus viene individuato nel liquor, anche se l' origine virale dell'infiammazione cerebrale è fuori discussione.Si tratta di un fenomeno di tipo parainfettivo, probabilmente su base autoimmune.



Ma la preoccupazione maggiore in quei frangenti era quella di rassicurare , di non diffondere il panico tra la gente, pazienza  se questo comportava la conseguenza di dissuaderla dalla vaccinazione, anzi di portarla a vedere il vero pericolo nella vaccinazione.



Per l’epilogo della vicenda bisogna aspettare settembre del 2010, quando le acque sono ormai calme







Influenza A, fu causa del decesso del bimbo di San Pancrazio Salentino




I sospetti sulla morte del piccolo Cosimo Brancasi, deceduto a soli 2 anni e mezzo nel nosocomio "Vito Fazzi" di Lecce il primo dicembre dello scorso anno, sono stati confermati dalla perizia dei medici legali incaricati di accertare le cause della dipartita: il bimbo di San Pancrazio Salentino è morto perché contagiato dal virus H1N1.



Ma c' è un altro risvolto  della vicenda:




L’altro nodo angoscioso di questa vicenda riguarda uno dei passaggi chiave della denuncia presentata dalla famiglia. I genitori dicono di aver chiesto che al bimbo fosse somministrato il vaccino, un mese prima, sentendosi rispondere che non ce n’era bisogno, che Cosimo era sano e forte, che avrebbe saputo reagire. I genitori del piccolo Cosimo non hanno avuto dubbi, fin dal primo momento hanno sostenuto che fosse stato il virus dell’influenza H1N1 a uccidere il bambino.








Di casi come quello di Cosimo se ne sono verificati altri, almeno 15 bambini sono morti in Italia della  influenza-bufala  e almeno 4-5 erano sani come Cosimo, senza contare i molti bambini  ricoverati, anche in conseguenza di encefaliti, come è capitato al piccolo Cosimo.

In Italia sono decedute  ufficialmente 260 persone, il 23% delle quali senza precedenti problemi di salute ( dati dell' Istituto superiore di Sanità), a dispetto di tutti i proclami che volevano che a morire fossero solo quelli gravemente ammalati. 500 sono stati ricoverati in rianimazione e 50 hanno richiesto l'ECMO.



Non resta da sperare che un bambino alzi forte la sua voce cristallina e dica, tra lo stupore generale: ma è un vero virus pandemico!





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